Stasera, cari (avevo scritto acari, sarà un malevolo segno del destino o son semplicemente dislessica?) lettori miei, sempre più numerosi, fieri e funesti (eh?)…parole in libertà…dicevo?
Sì appunto, dicevo che cari i miei cosi lì…Stasera vi faccio dono di una dolce e tenera rimembranza delle mia passata biNbinitudine (perché anch’io, benché ora sia alquanto anZÏana, son stata biNbina saltellante e vispa, all’incirca…o anche no; in effetti ero piuttosto sull’addormentato, un po’ come sono ora, d’altra parte, vabè, ma avrei tanto voluto essere vispa, mannaggia, e ‘nvece, a’visto, la vita…PECATO!). Ho riperso il filo…
Ecco sì, dicevo che vi fo dono di una siNpatica canzoncina che mi sovviene di frequente in questi giorni e, anzi, diciamo che non so come fare per levarmela dalla testa, porca miseria, è una persecuzione, potessi liberarmene pagherei, la detesto profondamente, accidenti a lei e anche un po’ a chi l’ha scritta!
Dunque sì, vado a citarVi l’amabile composizione:
Nella steppa sconfinataaaaaaa
A quaranta sotto zeroooooo
Se ne andavano marciando
I cosacchi dello Zar!
L’avete riconosciuta? Ditemi di sì, vi prego! E soprattutto ditemi come continua perché io la so solo fino qui.
Continuo a canticchiarmela in capo (e anche a voce, facendo la mia poVca figura con chiunque abbia la fortunona di trovarsi in mia compagnia), ma non mi ricordo come prosegue, cavolo! Mi manca proprio il ritornello!
Lancyo un disperato (ma speranzoso) appello a Voi, miei numerosissimi lettorony (quindi son certa che non saprò mai come continua, ahimé!): se sapete il seguito, DICETEMELO!
Ne va della mia vita, e anche della vostra se non me lo dite.